mercoledì 23 settembre 2015

Zoologia stagionale: Tristiculus autumnalis

Buongiorno a tutti.
Un giorno, che tuttavia speravo più lontano di questo, sapevo avrei dovuto parlarvi del terribile mostro Tristĭcŭlus Autumnalis.
Nelle tradizioni esso tende ad apparire il 23 settembre, nelle mattine umide e piovose, e al contrario delle tarante portatrici di smanie di movimento e follia questo porta apatia e smarrimento quando lo si incontra.
Sin dall'antichità questa creatura veniva adorata nei culti delle popolazioni Emo e dei Depressis, razze abitanti al confine col sudest euroindocino.
Gli indigeni che lodavano il culto di questa creatura ne vedevano una benedizione visto l'uso di attribuirne la colpa delle loro avversità, da un raccolto disastroso, alla mancanza della menta per il mojito fino ad arrivare ai terribili quanto improvvisi mal di gola che nemmeno il più potente tachifludec poteva debellare.

Già Plinio ne parlava così nel Naturalis historia del 77 a.C. “Hodie mihi, cras tibi, ciupam” (Ben lontana sarà la dea della sorte quando vi toccherà incontrare questa malefica stagione, e ben lontane saranno ancora le vacanze invernali. Ma se ti tocca non t'imbruttire.)

Gli scritti e le rappresentazioni che sono arrivate sino ai giorni nostri lo disegnano come una creatura dalla pelle umida e squamosa, dovuta alle potenti piogge e aumento dell'umidità che porta sempre con sé tanto che alcune popolazioni tendevano a disegnare la sua testa come quella di un grosso rospo, mentre qua e la si potevano intravedere ricrescite pelose.
Possedeva mani potenti e ruvide che trovavano piacimento nel grattar via l'abbronzatura dalla pelle delle vittime, si dice che tanta fosse la sua gioia nel vedere grosse chiappone bianche avanzare in desolazione sotto la pioggia, che le sue risate echeggiavano nelle vallate e facevano emigrare interi stormi di uccelli.
La grossa bocca maleodorante aveva la capacità di far cambiare colore e poi cadere le foglie degli alberi, e solo alcune speci di conifere riuscivano a rimanerne indenni.
La sua alimentazione si componeva principalmente di formine abbandonate in spiaggia, telline, flip flop spaiate e bermuda di dimensioni ridotte che riduceva in brandelli con i suoi denti aguzzi e sporgenti. Ma non disdegnava altri crostacei, spritz a litrate, e cappellini baseball incremati. La 50+ la sua preferita.
Alla fine del grosso posteriore, che incrementava con l'inattività ogni anno, la bestia si dice possedesse una grossa pinna caudale a richiamare una lontana progenia marina chiamata aestas divinità positiva santificata dalle popolazioni Papete e Ibizas.


L'unica cosa che la bestia si dice temesse erano la macarena, l'estathè e il freddo troppo rigido. Solo in quel momento scompariva nelle lande umide per far spazio ad altre personalità mitologiche. 

Buon Tristĭcŭlus Autumnalis a tutti!


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