In questi giorni sono reduce di due grossi appuntamenti per
me moooolto importanti: Il Salone del mobile di Milano e la Fiera del libro di
Bologna.
Come ogni anno queste due fiere mi riempiono la testa e gli occhi di
cose bellissime e di invidia infuocante, per tutti i favolosi giovani autori
che emergono da queste manifestazioni. Si passano giorni a vagare per stand e
locali alla ricerca del pezzo più originale da accaparrarsi e fotografare e in
cerca di amici e conoscenti che ritrovi solo in occasione di questi giorni di
festa. Ma in tutto questo marasma di innovazioni ci sono cose che non cambiano
mai: i look dei passanti.
Andando con ordine prima sono passata dalla fiera di
Bologna.
Qui dispersi nel un caos cosmico di editori fantasma,
illusioni cosmiche e file interminabili per guardare l’ultimo sguattero di una
casa editrice fissarti come se stessi cercando di vendergli un folletto non
sarà difficile incontrare queste figure mitologiche: I veri illustratori.
I veri illustratori
tendenzialmente hanno la mania di ritrovarsi in gruppi numerosi di fronte ad un
muro, il cosiddetto “muro del pianto della fiera” dove ogni illustratore
scellerato che si rispetti attacca qualunque tipo di oggetto gli capiti a tiro
prima della fiera con la speranza poi di essere notato da editori. Non è raro
trovare i veri illustratori con
trapano a mano che attaccano cassette di frutta con dentro i propri biglietti
da visita o dipinti olio su tavola 100x150. I veri illustratori poi, urlanti ed
entusiasti per la giornata di rifiuti e proposte indecenti che li attende, si
dirigono come cavallette all’assalto di tutti gli stand alla ricerca
dell’ultimo albo di quest’autore, o di quell’altro, comprando voracemente,
rubando avidamente, assaporando tutte le conferenze più interessanti e di elite
che la fiera propone. Solo alle 13 I veri
illustratori si fermano per cibarsi. Ed è qui tendenzialmente che potete
osservarne le caratteristiche in maniera più dettagliata.
I veri illustratori
maschi tendenzialmente hanno magliette nere di gruppi rock o punk
(esclusivamente del passato o con leader che devono superare i 40, meglio
ancora se morti), sono ricoperti di tatuaggi, disegni spesso ideati da loro, ma
trascinano per tutta la fiera una grossa
cartelletta contenente disegni ipercolorati e patatosi. Al cui interno ci sono spesso conigli
parlanti, bambini con occhi sognanti e orsetti alati.
I veri illustratori maschio poi non si staccano mai dai loro preziosi
Iphone, che comunicano con i loro ipad,
che trasmettono i dati al mac da 48 pollici che è rimasto a casa solo per
esigenze di spazio del vagone del treno. (I
veri illustratori non inquinano). Nel taschino portano una moleskine, non
un’agenda, una moleskine rigorosamente nera,
sulla quale non disegnano: creano mondi fatati e ritratti dei poveri
malcapitati che si trovano seduti di fronte a lui in treno.
I veri illustratori
donna, invece, si siedono in cerchio nella zona vicino al caffè letterario,
lì proprio dove c’è a moquette ed emettono suoni tanto acuti da essere uditi
dai cani della zona. Sono felici, non mangiano carne, bevono the a tutte le ore
e indossano monili realizzati da loro. Con loro nella borsa portano il loro
gatto, un’agenda piena di disegni con in copertina un gatto, un portachiavi manga
portafortuna a forma di gatto, il lettore cd, e tanta felicità. I loro vestiti
al contrario degli esemplari maschi è tendenzialmente colorato con fantasie
floreali anni 70, vintage originali, provenienti da mercatini di Montmartre.
CONTINUA...
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