Buongiorno a tutti.
Un
giorno, che tuttavia speravo più lontano di questo, sapevo avrei
dovuto parlarvi del terribile mostro Tristĭcŭlus Autumnalis.
Nelle
tradizioni esso tende ad apparire il 23 settembre, nelle mattine
umide e piovose, e al contrario delle tarante portatrici di smanie di
movimento e follia questo porta apatia e smarrimento quando lo si
incontra.
Sin
dall'antichità questa creatura veniva adorata nei culti delle
popolazioni Emo e dei Depressis, razze abitanti al confine col sudest
euroindocino.
Gli
indigeni che lodavano il culto di questa creatura ne vedevano una
benedizione visto l'uso di attribuirne la colpa delle loro avversità,
da un raccolto disastroso, alla mancanza della menta per il mojito
fino ad arrivare ai terribili quanto improvvisi mal di gola che
nemmeno il più potente tachifludec poteva debellare.
Già
Plinio ne parlava così nel Naturalis
historia del 77 a.C.
“Hodie
mihi, cras tibi, ciupam” (Ben lontana sarà la dea della sorte
quando vi toccherà incontrare questa malefica stagione, e ben
lontane saranno ancora le vacanze invernali. Ma se ti tocca non
t'imbruttire.)
Gli
scritti e le rappresentazioni che sono arrivate sino ai giorni nostri
lo disegnano come una creatura dalla pelle umida e squamosa, dovuta
alle potenti piogge e aumento dell'umidità che porta sempre con sé
tanto che alcune popolazioni tendevano a disegnare la sua testa come
quella di un grosso rospo, mentre qua e la si potevano intravedere
ricrescite pelose.
Possedeva
mani potenti e ruvide che trovavano piacimento nel grattar via
l'abbronzatura dalla pelle delle vittime, si dice che tanta fosse la
sua gioia nel vedere grosse chiappone bianche avanzare in desolazione
sotto la pioggia, che le sue risate echeggiavano nelle vallate e
facevano emigrare interi stormi di uccelli.
La
grossa bocca maleodorante aveva la capacità di far cambiare colore e
poi cadere le foglie degli alberi, e solo alcune speci di conifere
riuscivano a rimanerne indenni.
La
sua alimentazione si componeva principalmente di formine abbandonate
in spiaggia, telline, flip flop spaiate e bermuda di dimensioni
ridotte che riduceva in brandelli con i suoi denti aguzzi e
sporgenti. Ma non disdegnava altri crostacei, spritz a litrate, e
cappellini baseball incremati. La 50+ la sua preferita.
Alla
fine del grosso posteriore, che incrementava con l'inattività ogni
anno, la bestia si dice possedesse una grossa pinna caudale a
richiamare una lontana progenia marina chiamata aestas
divinità positiva santificata dalle popolazioni Papete e Ibizas.
L'unica
cosa che la bestia si dice temesse erano la macarena,
l'estathè e il freddo troppo rigido. Solo in quel momento scompariva nelle lande umide per far spazio ad altre personalità mitologiche.
Buon Tristĭcŭlus Autumnalis a tutti!
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